Questa lettera aperta è destinata a
tutti creativi, a qualsiasi categoria essi
appartengano. Vorrei proporre agli amici creativi un progetto che potrebbe
dare dei frutti assolutamente eccellenti, nel campo della progettazione dei
propri oggetti e nel campo della didattica della progettazione medesima.
In questo blog potrete leggere in altro
post, la mia teoria sulle invarianti nell’architettura, individuate da me dopo
aver letto due aurei libri sull’argomento di Bruno Zevi mio professore alla
facoltà di architettura a Venezia. Riscrivo qui molto brevemente questa teoria.
Come tutti voi ben sapete, ogni
progettista, qualunque esso sia, quando progetta, utilizza la sua sensibilità,
la sua cultura formale, le sue conoscenze tecniche, oltre naturalmente a tantissime
altre componenti di varia natura, compreso il proprio umore durante la
progettazione. Ebbene, Bruno Zevi aveva notato che, durante
questo iter progettuale, qualunque oggetto fosse progettato, il creativo
avrebbe incontrato in ogni caso alcuni problemi, sempre gli stessi. Questi problemi,
che non variano mai, sia nel tempo che nello spazio, furono chiamati da Bruno Zevi
“Invarianti”.
Personalmente ho continuato a elaborare questa idea del
professore e sono riuscito ad aggiungere alle sette invarianti individuate da
Zevi, altre nuove invarianti, per l’esattezza cinque. In tutto, all’oggi sono
state quindi individuate, da Bruno Zevi e da me, dodici invarianti. Personalmente
ho verificato nel corso degli anni sia da progettista che da professore, l’esattezza
di questa nuova teoria, sia quando
studiavo le opere dell’architettura altrui, sia quando dovevo progettare
architetture mie.
Aggiunte agli strumenti culturali utilizzati
per la progettazione tout court, queste dodici invarianti si sono dimostrate un
nuovo utilissimo strumento per evitare, nei limiti delle proprie capacità,
soluzioni banali, ovvie e quindi scadenti.
Chi vi sta scrivendo, alla luce di
queste sue considerazioni, ha maturato la certezza assoluta che esistano
invarianti in tutti i rami della creatività. Sto per esempio parlando della cinematografia,
di ogni tipo di design, delle arti figurative e plastiche, arrivando al campo
letterario e quant’altro.
Faccio solo un paio di esempi molto esemplificativi
ma utile alla mia ipotesi.
Durante la lavorazione di un film, il
regista si è trovato si trova e si troverà durante la lavorazione del suo film sempre davanti ad un appuntamento con una particolare invariante. Sto pensando all’onnipresente
problema di come comportarsi il particolare momento in cui si debba passare da una
sequenza ad un'altra totalmente diversa, per esempio come passare da un
periodo temporale della narrazione ad un periodo precedente oppure molto
più avanti nel tempo. Questa invariante viene generalmente chiamata "dissolvenza". Le dissolvenze di Orson Welles, per esempio sono da manuale. Molti
registi invece, non avendo la precisa contezza di quante invarianti esistano
nella propria arte cinematografica, cadono quasi sempre in soluzioni banali se non addirittura scadenti.
Passando nel campo musicale, come nel
periodo barocco i compositori passavano
dal modo maggiore al modo minore? E così via di seguito.
La mia proposta dunque è la seguente: se qualunque creativo/a
che dovesse leggere queste mie note, provasse ad individuare nel proprio campo
le invarianti che certamente esistono ma che all’oggi non sono ancora state
evidenziate, tirandole fuori dalla nebbia della non conoscenza, otterrebbero due risultati
importantissimi. Il primo darebbe un miglioramento
evidente sia alla propria creatività, sia alla lettura di oggetti/categorie già
esistenti.
Detto in altre parole, il
primo risultato sarebbe utilissimo per chi fa della creatività il proprio
lavoro, il secondo risultato sarebbe altrettanto utile per chi invece studia la
storia dell’altrui creatività.
Sono a disposizione per qualsiasi delucidazione.
Mi auguro di leggere al più presto molte iniziative del genere. Grazie per avermi letto. franz falanga