Ho
insegnato per quarant’anni nelle Accademie di belle arti di Bari e di Venezia.
Ero titolare di cattedra del corso speciale “Elementi di architettura ed
urbanistica”, comunemente conosciuto come “Elarch” nella facoltà di Scenografia.
Voglio raccontarvi un episodio che continua ad intrigarmi ogni volta che mi
viene in mente.
Il
primo giorno del corso. Ne ho inaugurati una quaratina di corsi e li iniziavo
tutti sempre nello stesso modo che ora vi esporrò. La lezione era alle otto e trenta,
poniamo quest’orario così per esempio, io arrivavo qualche minuto più tardi,
alle otto e quaranta e trovavo già l’aula
piena con gli studenti che mi guardavano incuriositi e pronti a servirmi di
barba e capelli.
Fra
quegli sguardi, ne leggevo parecchi che pensavano: eccolo qui il nuovo prof,
speriamo che non sia il solito rompiscatole! Io salivo sulla pedana dove c’era
la cattedra e la lavagna, dicevo buongiorno e mi presentavo, subito dopo mi
avvicinavo alla lavagna, prendevo un gessetto poi cercavo a caso qualcuna o qualcuno
fra gli studenti e lo chiamavo sulla pedana.
Con
un lievissimo imbarazzo l’invitato si avvicinava alla lavagna ed io, dandogli
il gessetto, gli dicevo: “Grazie per essere venuto, per favore costruiscimi un
quadrato”, cercando di avere una voce la più naturale e meno imbarazzante
possibile
Lo
studente con un qualche imbarazzo si avvicinava alla lavagna e “disegnava” un
quadrato. Questo episodio si è ripetuto “sempre nelle stesse modalità” per una
quarantina di volte, sia al Sud che al Nord. Subito dopo aver tracciato il
quadrato lo ringraziavo con gentilezza e gli dicevo che poteva tornarsene al
posto. Tutti mi guardavano straniti. Subito dopo, molto tranquillamente,
rivolgendomi a tutti e dicevo << ragazzi ho detto “costruire” non ho
detto “disegnare”. Come certamente ben saprete sono due parole molto diverse
fra loro. Vi sarete resi conto subito che l’importante, nella comunicazione è
che la medesima non sia a senso unico ma che si muova nei due sensi>>.
Immediatamente scattava un lampo negli occhi dei miei studenti, avevo forato il
muro di ghiaccio e avevo tirato fuori la loro curiosità. Il rapporto prof
studenti era iniziato bene.
Dopo
di che invitavo qualche altro a “costruire” un quadrato e vi garantisco che se
ne vedevano delle belle. Sul quadrato, senza che nessuno si stufasse, restavamo
a lavorare per un paio di settimane finchè si cominciava ad entrare in punta di
piedi nel mondo delle forme per poterle prima individuare e poi manipolare in
moltissime maniere. Di questo ne parleremo la prossima volta. Se qualche
giovane lettore volesse provare a “costruire con la sola matita senza compasso
e squadre” oppure “con compasso e squadre e quant’altro” si accorgerebbe che di maniere per costruire
una forma piana ce ne sono una infinità. Alle prossime.