JAZZ UNA STRANA _MUTAZIONE_
Oggi vorrei parlarvi di una stranissima mutazione che
sto percependo nel campo della musica jazz. Ho bisogno però di farvi un
preambolo, partendo dall’architettura, con la speranza di non annoiarvi troppo
e, contemporaneamente, cercando di essere il più sintetico possibile. Partiamo
dunque con l’architettura.
Come tutti sapete,
la caratteristica fondamentale di tutte le forme d’arte, è la propria
capacità di modificarsi nel corso del tempo. L’architettura, eccola qui, per
esempio dopo quella greca e quella romana, è passata dalla bizantina alla
romanica e così via di seguito passando attraverso il periodo gotico, rinascimentale, barocco, rococò,
neoclassico, umbertino, eclettico,
razionalista, fascista per arrivare al
postmoderno che, personalmente non avrei chiamato con nessun nome, tutt’al più edilizia, visto che in Italia
alla fine del novecento molti architetti nostrani hanno creduto di esercitare
l’architettura postmoderna credendo / spacciandola per una grossa novità,
mentre il postmoderno era nato, cresciuto, invecchiato e morto in America nei
primi anni cinquanta. Dopo il postmoderno, lo ripeto, sì è precipitati
nell’abisso dell’edilizia. Fatti salvi pochissimi giovanissimi architetti e
architette, che stanno progettando cose magistrali. Ma ahimè sono in minima
percentuale a fronte della massa informe
degli architettini ben fatti contemporanei. La nostra salvezza, se
salvezza ci sarà, potrebbe venire da un nuovo Bauhaus, visto che quello originario, nel suo massimo splendore fu troncato e seppellito
brutalmente dalla marmaglia nazista. Per quello
che so, forse il Bauhaus sta rinascendo, per merito di un gruppo di
donne illuminate. Staremo a vedere. Ciò
precisato ora passiamo alla musica jazz.
Anche il jazz si è modificato nel tempo, anche il jazz
sta subendo la sua mutazione epocale, mutazione che mi fa paura e spiego il
perché. A differenza dell’architettura che nel periodo citato prima ha avuto
bisogno di oltre mille anni per modificarsi profondamente e lentamente, il jazz si è modificato tumultuosamente nel
breve spazio temporale di un secolo, perché le condizioni sociali e storiche
che caratterizzavano la nascita e l’esistenza dei musicisti jazz sono state
molto più drammatiche e molto meno pacifiche di quello che è accaduto in
architettura nel’ultimo millennio.
Anche la musica jazz è partita dal ragtime per poi
passare allo stride piano, al blues, al new orleans, al dixieland, allo swing,
al bebop, al cool jazz, all’hard bop, al free jazz per poi iniziare a
“fondersi” con altre forme di musica popolare, secondo me imbastardendosi
parecchio. Ma la vera mutazione che è attualmente in corso, mutazione che non
mi piace per nulla, sta articolandosi per una ragione, secondo me, ben precisa.
Mi spiego subito. La maggioranza delle nuove leve della musica jazz, come
peraltro moltissimi giovani
contemporanei ha poco sviluppato il senso della storia, e quindi cerca
disperatamente nuovi approdi, non conoscendo a fondo ahimè le proprie origini
musicali, storiche e sociologiche. Che
cosa è dunque successo? Che questi nuovi
jazzisti hanno ahimè creduto alla favola dell’aggettivo “colto” scritto subito
dopo la parola “musica” cosiddetta “classica” ed hanno quindi iniziato ad
impadronirsi, scimmiottandoli, dei
meccanismi sonori tipici della musica “colta” utilizzando inoltre tecnologie
indubbiamente interessanti.
Ed ecco i risultati.
Ascoltando con la massima attenzione questa nuova musica, secondo me, il
risultato è un piattume imperante, la mancanza di swing, meccanismi stilistici
creduti contemporanei mentre invece sono vecchi come il cucco. Quando inserisco
il CD ed inizio ad ascoltare, dopo meno di un minuto non li reggo più, non
riesco a capire che cosa stiano suonando, mancando peraltro lo swing. Come diceva l’amatissimo Duke
Ellington, “se non c’è swing non vale uno stracazzo di niente”, scusatemi il
raffinato francesismo. Gli incipit/introduzioni sono tutti elaborati e
appoggiati su una disperata mancanza di fantasia sia ritmica che
melodica/cantabile. Lo so che sto suscitando un vespaio e me ne scuso, ma cosa
volete di più da un distinto anziano dinosauro risalente al paleolitico
inferiore e, oltretutto musicista jazz
assolutamente dilettantesco?
Che cosa farei io se avessi un’ottantina di anni di
meno? Lascerei perdere la musica cosiddetta colta, nel senso di non rifarmi ad
essa e cercherei di cercare le nuove
frontiere del jazz che esistono e come! Evidentemente senza mai smettere di
amare chessò Bach, Mozart, Beethoven e tutto il resto della sagrada famiglia.
Un attimo ed ho finito: la cosa straordinaria è che, a ben ascoltare, i musicisti “classici” hanno nei loro brani uno
swing eccezionale veramente, che è però diverso dallo swing jazz, anche se è
swing della più bell’acqua. Io almeno la
penso così. Ciao a tutte e a tutti. franz falanga
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