UNA GRAN
BRUTTA MUTAZIONE
Nel gennaio del 1954 io
avevo ventuno anni e ai primi dello stesso mese in Italia la Radio Italiana iniziò
a diffondere i suoi primi programmi televisivi. Come prima cosa si iniziò
ad acquistare televisori. Nel mio
condominio, un palazzo di tre piani a Bari, c’erano sei famiglie. La prima famiglia con un
televisore fu una del terzo piano. Mi ricordo che per diversi mesi, ogni sera
tutti i condòmini si portavano su le sedie fino al terzo piano, per “vedere” la
televisione.
In un annetto praticamente
tutti acquistarono un televisore e ognuno restò/ritornò nelle proprie case. I
primi mesi del 1954 sono stati quindi molto collettivi e aggreganti in
tutt’Italia, dopo, ognuno tornò nelle proprie giungle private e da qual
momento, nell’intera comunità nazionale, iniziò una mutazione.
Questa mutazione, senza che
nessuno se ne accorgesse, iniziava a
mutare la cultura della città dolcemente e lentamente. Iniziammo ad accorgerci
di questa mutazione quando i segni - segnali, erano diventati più frequenti e,
soprattutto più chiari. Ci saranno voluti sei sette anni, poi, ahimè, in
pochi iniziammo ad
accorgercene. Fino al “Musichiere”,
condotto con signorilità da Mario Riva, tutto procedeva teneramente e con
estrema simpatia.
Cominciarono, sempre quei
pochi, ad accorgersi che qualche cosa stava cambiando con l’avvento di Mike
Buongiorno, un giovanotto italo americano che furoreggiava sulla rete
nazionale, avendo una valletta bella ma muta, nuova professione foriera di cose
enormi nel campo del futuro gossip e
della futura scadente morale corrente.
A ciò si aggiungeva una
nuova figura professionale, un signore mai inquadrato dalle telecamere che, a
un suo cenno, faceva applaudire, ridere, mugugnare il pubblico. Il pubblico,
gli spettatori, insomma tutti quelli che “guardavano” la televisione,
iniziavano
a non pensare più con la propria testa (ricordatevi del Picchio di Davide
Ceddìa) ma a pensare con la testa di misteriose divinità nascoste che iniziavano
a proliferare in quella realtà virtuale che appariva a tutti come una
componente della vita, ma che in realtà era ed è un simulacro di vita, un
guscio vuoto di vita, nel migliore dei casi.
La mutazione che ci era
capitata fra capo e collo, non certo per nostra scelta, nostra nel senso di
popolo, era ormai sopra di noi come una nuvola pesante e oscura,
fermamente ancorata sulle nostre
esistenza e stava inziando a produrre i suoi effetti che sempre più diventarono
micidiali.
Il mostro del consumismo,
nato nel nuovo mondo americano, strumento del capitale, diventava sempre più
sottile, sempre più capace di influenzare le coscienze, le nostre vite senza
che ce ne accorgessimo.
Potrei continuare
all’infinito, ma preferisco tornare con i piedi nel nostro presente quotidiano,
all’oggi come dicono quelli che parlano difficile. La mutazione è diventata
gigantesca e nello stesso momento, è diventata invisibile, nessuno più
ci fa caso, nessuno più la nota, nessuno
più, salvo pochissime eccezioni, si rende conto di essere mutato
personalmente nel senso che da umano, è lentamente diventato un umanoide, per
poi arrivare a diventare una perfetta marionetta, con tutti i connotati di una
persona normale, con la differenza di essere fatta di legno e di avere alle mani
, alle braccia, ai piedi, alle ginocchia, al collo, dei fili invisibili che
sono maneggiati con astuzia inimmaginabile da una schiera di burattinai, a loro
volta manipolati da pochi burattinai che ormai sono diventati i padroni della
terra e che abitano in regioni, in paradisi, sconosciuti.
Come se ne esce? Facile, (si
fa per dire): se ne esce con l’unico
strumento che abbiamo disposizione, con la Scuola.
Condizione necessaria e
sufficiente è che i professori e le
professoresse non siano loro stessi burattini e burattine. Questo è il problema
terribile che fa dei professori dei
nostri poveri figli, delle persone mitiche, magiche, potenti, in senso
positivo. Ma, all’oggi, come direbbero
quelli che parlano difficile, sono pochissimi, e quelle poche e quei pochi che
ci sono confinati nella palude dei sovversivi, dei cattivoni, dei malvagi, di quelli
insomma che non si fannoo i fatti propri.
E così torniamo ai Borboni
di un paio di secoli fa. Oltre
agli americano con la loro pubblicità, molto prima di loro avevano provveduto i
Borboni, europei dunque. Feste, farina e forche. Festeggiamenti spettacoli
televisivi odierni quanti ne volete, una, dieci, cento isole dei famosi, farina,
ristoranti pieni osterie piene, luoghi di divertimento culinario e guardone
finchè ne volete, a patto di evitare di pensare. Pensare fa male, porta alla
forca. franz falanga
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